Il dicembre del Ceramista Anonimo

Il dodicesimo mese

Quando nel comprensorio ceramico si accendono le luminarie nei centri storici (che erano sempre più belle l’anno scorso) si entra nel periodo dell’avvento, che come vedremo provoca conseguenze significative per tutta la popolazione ceramistica, e in particolare quella “born in the district”.

Dicembre per il Ceramista Anonimo è un momento pieno di impegni privati e professionali. Ci sono i budget da finalizzare, le fatture per chiudere l’anno, l’angosciosa ricerca dei regalini per clienti, colleghi o referenti in azienda. Le aziende decidono i prodotti da eliminare, step  indispensabile per pianificare il nuovo catalogo generale e il listino prezzi, o il mix di entrambi: il catalistino. Fiocco rosa (o azzurro) immancabilmente tra gennaio e marzo.

Indubbiamente le conseguenze più gravi sono subite dal nostro apparato digerente che è messo a durissima prova dalla mitragliata di cene di Natale.

Light on! L’apertura ufficiale della stagione.

Il segnale di apertura identificato univocamente da tutto il distretto è l’accensione dell’albero di Natale della System, equiparabile in un certo modo all’accensione del fuoco olimpico.

A essere sinceri, esso non è un albero, bensì un traliccio metallico con attaccate delle lucine, infatti di giorno non si vede proprio: potremmo definirlo un albero stealth, che compare al calar delle tenebre, l’ennesima diavoleria inventata dalla System.

L’albero Stealth, da decenni è il più alto e imponente della provincia: ora è stato traslato dal cortile aziendale sulla via Ghiarola verso un prato incolto lungo la Modena-Sassuolo, pertanto è ancor di più patrimonio ecumenico dell’umanità ceramica, omaggiato dai fiumi di auto transumanti ogni giorno su quell’arteria stradale.

Il Ramadan alla rovescia.

In Emilia Romagna nel dodicesimo mese dell’anno si osserva rigorosamente una sorta di Ramadan capovolto (cioè Nadamar). Abbandonando ogni buona pratica alimentare, ci si abbandona a quel vortice di eventi che per un mese vede ognuno ingozzarsi follemente, auto-infliggendosi trattamenti tipo oca da foie gras (il fegato d’oca francese, che si pronuncia fuagrà).

Forma fisica in stand by

Generalmente il Ceramista Medio è piuttosto attento al benessere e alla forma fisica e si alimenta in modo evoluto e consapevole. Obiettivo è mostrare un fisico tonico e reattivo attorno alla piscina dello Sporting Club di Sassuolo, ma soprattutto essere in forma negli studiatissimi selfie su spiagge bianche da pubblicare su instagram, doverosamente in mesi lavorativi, per far crepare di invidia i colleghi.

Invece, durante il Namadar il concetto di alimentazione salutistica, si mette unanimemente in stand by,  abbandonando 11 mesi di routine fatta da petto di pollo ai ferri senza olio, insalata e verdure senza olio, carpaccio di rapa rossa senza olio e spuntino con estratto di sedano (Senza olio).

Sappiamo da fonte certa che alcuni astuti ceramisti si sottopongono a un ritiro pre-campionato di privazioni e ginnastica (ottobre-novembre) per anticipare e contrastare gli effetti nefasti del namadar.

100% Menu tradizionale: Zampone is back

A Natale, nella Ceramic Valley si sente fortissimo il richiamo alle radici contadine e rurali della nostra terra, recuperando le indimenticate tradizioni dei nostri nonni, tutti torniamo bambini, nipoti e pronipoti.    Obbedendo a un comandamento quasi mistico, si attiva in modo automatico la modalità cibo tradizionale. Ciò che per gli altri 11 mesi ci appare insopportabilmente grasso e poco attraente, diventa buono, santo e benedetto.

Le porte dello stomaco si spalancano gioiose acataste di zamponi, cotechini*, bolliti misti, mostarde, fagioloni e salsa verde o rossa (Il derby campanilistico tra l’iconicita della salsa rossa o verde genera discussioni infinite tra Montecchi e Capuleti) . 

In precedenza, l’esofago era stato dilatato e preriscaldato dai primi piatti: incandescenti porzioni di lasagne, tortelloni di magro, e sua maestà il tortellino (piccolissimissimo e in brodo di cappone, per carità!).

Il menu rituale è interpretato rigidamente, ogni clan familiare ha la sua sequenza immutabile, vietato sgarrare dai cibi previsti dal protocollo omologato: l’arrosto è quasi fuorilegge (troppo light); unico pesce tollerato: le frittelle di baccalà.

* Gli autentici sassolesi DOCG millesimati conoscono bene una variante del cotechino che si chiama sassolino, da non confondere con l’omonimo liquore all’anice, anch’esso chiamato sassolino.

Sommelier Anonimi

Per fluidificare l’orgia di grassi e carboidrati che transitano rapidamente negli esofaghi stipati oltre il livello di guardia, a dicembre scorrono fiumi di Lambrusco, di qualità varia ed eventuale.

A inizio serata il bravo Ceramista Anonimo prova a fare il figo esibendo con fare saccente il proprio know-how enologico, farneticando con il  cameriere o il padrone di casa di rare e misteriose marche di lambrusco (in parte inventate o frutto di malaccorte citazioni).

L’autoproclamato sommelier della valle del Secchia, ratifica la superiorità assoluta del Grasparossa di Castelvetro, tutto il resto è infame escremento liquido.

Ma… dopo qualche bicchiere, l’occhio si appanna e l’enologo non riesce a schivare quelle temibili bottiglie di lambrusco entry-level con tappo di plastica oppure a vite (orrore) di provenienza incerta, ma con la certezza di garantire strazianti mal di testa nei giorni a seguire ed energici conati nel giorno presente.

Il vero, estremo pericolo sono le bottiglie senza etichetta e con tappo corona. Si tratta probabilmente di vino “del contadino” o “dello zio” imbottigliato in proprio nel garage: le conseguenze di dosaggi anche modesti possono essere tragiche e semi-permanenti.

Dulcis in fundo.

Un ultimo sforzo per stipare, nello stomaco già zeppo, una zuppa inglese grondante di rosso liquore Alchérmes(con tracce pigmentate che permangono nelle urine per qualche giorno).

Ma …quando pensavamo di avere già finito compare trionfalmente il terribile pandoro farcito, che possiede la massima percentuale di grassi e carboidrati del pianeta, è come mangiare direttamente fette di burro.

Ma …quando pensavamo di avere già finito una seconda volta, richiedendo il sospirato caffè appaiono le pastine di frumentone e/o gli amaretti di Modena accompagnate dal Sassolino, liquore dolciastro che giammai berremmo nel resto dell’anno, e che può distruggere persino lo stomaco di un ruminante.

PER CONCLUDERE:  5 +5  MUST DEL DICEMBRE CERAMISTICO

  1. Fare almeno 10 cene / pranzi / aperitivi degli auguri con entourage differenziati.
  2. Spammare email di auguri aziendali a tutta la rubrica di contatti, compresi quelli giurassici.
  3. Solo i più fedeli apostoli del credo aziendale condivideranno gli auguri aziendali sulle proprie pagine social. Su Linkedin (livello equilibrato). Anche su Facebook, Instagram e addirittura Twitter (livello carrierista sfegatato).
  4. Informarsi degli spetteguless su compravendite di aziende o su realtà in crisi, che di solito si concretizzano a fine anno, per mostrarsi adeguatamente competenti e “sul pezzo”. Volendo si possono inventare soffiate e voci di mercato o modificarle liberamente.
  5. Fare un tour di auguri di persona ai vari colleghi, eccellente pretesto per cazzeggiare senza lavorare l’ultimo giorno prima delle ferie. Obbligatorio prepararsi la risposta alla immancabile, insinuante e odiosa domanda “cosa fai a capodanno”: minimizzare se si va ai caraibi 3 settimane, esaltare falsamente se si va alla cena della parrocchia di Cadiroggio.

I 5 MUST GASTRONOMICI AGGIUNTIVI PER IL CERAMISTA “BORN IN THE DISTRICT”

Per chi è nato nel Ceramic District esistono rituali gastronomici che confermano l’appartenenza al clan territoriale e tribale della Ceramic Valley.

  1. Riunire il clan familiare qualche giorno prima per “fare i tortellini per tutti” ottimizzando la fase produttiva grazie al proprio know-how logistico e industriale.
  2. La sera della vigilia “mangiare di magro” seguendo la tradizione, come segno di umile penitenza. Per la verità, nel tempo il benessere ceramico ha un po’ frainteso le origini e ora il menù è un trionfo di costosissimo pesce, crostacei, crudité e franciacorta a fiumi.
  3. Il giorno di Natale: pranzone pantagruelico con durata minima 5 ore. con tortellini/oni/lasagne seguiti da bolliti/cotechino e lambrusco grasparossa.
  4. Dolci obbligatori: biscottini di farina gialla, tortelli fritti (con crema marmellata o savòr secondo il protocollo familiare). Ammazzacaffè con arachidi (da chiamare bagigi o schacchetti) e mandarini. Il pandoro preferibilmente viene lasciato ai veronesi e il panettone ai milanesi, a meno che non sia del mitico forno Revérberi.
  5. La mattina della vigilia il sassolese integralista fa colazione con spongata (spunghérda) e sassolino.
#natile

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