Il Cersaie
Ogni anno, all’equinozio di autunno i ceramisti vecchi e nuovi dai cinque continenti compiono il rituale pellegrinaggio al Cersaie. Nel recinto della Fiera di Bologna, circa 100.000 ceramic-addicted si radunano per 5 giorni.
Ai neofiti non ceramisti malcapitati a Cersaie, esso appare come un mix tra Ricci Casa, le Feste dell’Unità anni ’90 l’outlet di Serravalle.
Invece per il Ceramista Anonimo è un’esperienza totalizzante all you can eat: un po’ Giubileo di Roma e un po’ Camino de Santiago. Ma Cersaie si celebra ogni anno e non solo una volta nella vita.
Il brulicante popolo ceramico si divide tra compratori (in diminuzione) e venditori (in aumento) che si rintanano negli stand: monumentali costruzioni usa-e-getta realizzate dalle varie marche produttrici. A questo popolo si aggiunge una platea di migrantes senza patria e senza stand, suddivisa tra fornitori, privati e curiosi (parecchi con cane al seguito, magari fosse interessato).
Durante i 5 giorni di celebrazioni si polverizzano autobotti di prosecco, camionate di caffè, container di tartine. Ma in seguito alla globale svolta ecologica in chiave short-arm (braccìno) sta affermandosi la bottiglietta di eco-acqua salvatutto che rimpiazza bellamente tutti gli alimenti di cui sopra.