Il pre-cersaie

Una mistica esperienza comunitaria.

Chi non è Ceramista Anonimo non può capire l’importanza umana e spirituale del Meeting Pre Cersaie.

Plenario o per tribù linguistiche, online o dal vivo, il meeting-precersaie non è solo un momento formativo e motivazionale, ma un’ordalìa annuale di conferma della  fede ceramistica. In questa cresima laica si rinnova e rigenera il credo nei valori della azienda e della piastrella.

Il calendario è fissato rigidamente nelle 48 ore che precedono il magic-Monday di apertura (e cioè, sfortunatamente, di sabato e/o domenica).

Il top management ha infatti verificato che la capacità di memorizzazione della forza vendite va in reset dopo 48 ore, stimandola come equivalente a quella dei pesci rossi.

Cosa succede al meeting

Nel meeting pre-cersaie il ceramista si rapporta con la casa madre (ma possono esserci anche più madri) per ricevere informazioni e direttive, ma anche per rafforzare il senso di appartenenza.

Attività tipo:

  • PUNTO DELLA SITUA E STRATEGY
  • SHOW PRESENTAZIONE NUOVI PRODOTTI
  • DISCORSO MOTIVAZIONALE (HAKA)
  • LO STAND: PRESENTAZIONE E ORGANIZZAZIONE
  • SCHEDULING + TASK FIERA-EVENTI FUORIFIERA

1. Atmosfera e audience

Ogni azienda ha il suo rito cerimoniale. Le atmosfere spaziano tra l’esuberanza motivazionale stile Whoopi Goldberg (mood: Sister Act), il serioso e business oriented stile Mario Draghi  (mood: sole24ore) e l’entusiasmo venditutto stile Giorgio Mastrota (mood: materasso in memory e bici shimano).

In presenza di prodotti di desàin i brand più titolati assoldano un venerabile maestro del design che in video descrive una sua ideazione di alto valore progettuale: la piastrella quadrata.

Tre tipi di pubblico: insider, mono e plury

L’esercito dei venditori (allargati) che partecipano al meeting-pre-cersaie si divide in tre categorie. I dipendenti (insider);  gli agenti monomandatari (votati al monoteismo) entrambi partecipano a un unico evento e già ne hanno piene le balle.

Al contrario gli agenti plurimandatari (politeisti irriducibili) devono partecipare con uguale passione a più meeting, distribuiti at-leopard-stains dalle aziende nel long weekend che precede il black-monday di inizio fiera.

Il plurimandatario deve organizzarsi con una attenta logistica per presenziare a tutti i meeting-dove-deve, scatenando la fantasia se hanno orari maledettamente sovrapposti. E compie uno sforzo titanico per metabolizzare i big-data di informazioni multibrand. Quasi inevitabili le imbarazzanti amnesie quando il gioco si farà duro.

2. Il meeting: apertura motivazionale

Apertura motivazionale

La parola in apertura del meeting è affidata a un autorevole dirigente: CEO, COO, CEPU.

Se è molto autorevole, sale sul podio un pre-presentatore che ottiene il silenzio (dopo 15 minuti di invocazioni) presenta l’autorevole dirigente (casomai non lo conoscessero) a cui finalmente cede la parola. Outfit giacca senza cravatta, siamo tra di noi.

Il tono è sempre motivante, positivo, solido. Lo è a prescindere, ma il pubblico capisce subito se sono state vacche grasse o magre, se c’è trippa per gatti o stiamo facendo il pesce in barile riempiendoci di luoghi comuni e facendo orecchio di mercante sui problemi, se son rose fioriranno, ma se son cachi…

L’argomentazione è rigorosamente a osmosi inversa: Se l’anno è andato a gonfie vele, si minimizza per non dormire sugli allori; se son state lacrime e sangue, si rincuora manifestando ottimismo.

Immancabili, i valori della ceramica italiana: inòvasiòne, crésita della asiénda, a seguire l’accorato appello alla santissima triade:  la “ecelénsa del med-in-itali”  il desàin e il “nou-àu del téritòrio”.

Dopo alcuni ringraziamenti mix (mulettista che va in pensione, dirigente licenziato, dirigente promosso) parte l’invocazione finale (siamo fortissimi, ce la faremo, conto su di voi) e  dopo una battuta preconfezionata inevitabilmente fiacca, cede la parola tra gli applausi della sala. Ultimamente i Pluri mandatari avvertono misteriose sensazioni di deja-vu, come se avessero giù ascoltato quelle parole. I soliti complottisti sussurrano che qualcuno  e qualchedue si sia fatto aiutare  da ChatGPT nello scrivere i discorsi, ma sono illazioni ignobili e  gratuite.

3. Il meeting: presentazione «novità».

Le “novità”

Il rito della riunione commerciale ha come climax la liturgia di presentazione delle novità.

L’officiante può essere un esponente marketing o commerciale ma per le creazioni più originali e pregiate anche un prestigioso designer esterno (anche solo in video) orgogliosamente magnificato e accreditatissimo, ma sconosciuto ai più. 

Le nuove serie sono inevitabilmente innovative, e vengono raccontate con la dovuta enfasi.

Il racconto è animato da un coinvolgente storytelling introdotto dalla proiezione di video emozionali con elementi naturali (vulcani, acque tempestose, montagne rocciose) e l’immancabile human touch artigianale: le mani sporche di creta del vasaio al tornio, lo scalpellino che martella, l’architetto che scarabocchia e sogna.

Poi il sogno si dissolve ed entrano le ambientazioni e la gamma: quattro colori e tre formati più battiscopa e mosaico e le opzioni crossover (la gang-bang finale).

Dall’espressione assopita dei disincantati marpioni del gres in platea si intuisce se le novità sono sovrapponibili a prodotti di altri brand underpriced, ma è anche ora di smetterla di fare i superficiali e qualunquisti. Molto gettonati i nomi del prodotto replicato (come se non si vedesse cos’è) ma leggermente cambiati: Scippo di gres, Frumento-Resina, Bravertino. La maggioranza dei «legni» si chiamano Wood-Qualcosa (es. Holly-wood) ma va molto anche Rovere- qualcosa, ad esempio Land Rovere .

Dopo i prodotti, segue la rassegna del set completo di tool di presentazione ed esposizione, ma tutti sanno che non esistono nel mondo reale, sono rendering.

L’avvento del digitale ha disinnescato le tediose richieste dei marines ceramici sulla disponibilità di cataloghi e brochure per andare all’assalto del mondo: lunedì ti scarichi il PDF dal QR code allegato, l’ecologia si unisce alla praticità e così non hai scuse.

Cotto e copiato

Nascosta tra i prodotti nuovi, magari un po’ in disparte, non manca la seriettina scaltra, furbescamente simile a quel prodottino outsider che al Cersaie dello scorso anno ha fatto furore. I marpioni del gres si guardano, lo hanno riconosciuto subito, è un pezzo che lo chiedevano. Ma non è copiato, non skerziamo, nasce da una ricerca che  reinterpreta l’ispirazione in chiave contemporanea (o al massimo 12 mesi dopo).

4. A seguire: la presentazione dello stand

Dopo i new products, solitamente la liturgia del meeting contempla la presentazione dello stand. Qui l’attenzione è massima.

D’obbligo proiettare la mappa orientativa a colori con dislocazione ragionata delle “novità”. Se parte il video animato 3d dello stand il pubblico emana un brusio di compiaciuta eccitazione.

Nulla è lasciato al caso: il regolamento disciplina gli accessi, timing e logistica SA-BO-SA (Sassuolo Bologna Sassuolo) le aree dove appostarsi di vedetta e i percorsi di storytelling per accompagnare progettisti e clienti.

Le aziende più attente accennano qualche suggerimento sull’outfit (dress-code) e regole tassative sull’accesso alla zona bar (bar-code) e come recuperare le informazioni sui visitatori (QR-code). Non mancano suggerimenti per la corretta gestione delle pause riposo e toilette (cess-code).

Ovviamente se arriva “qualcuno” la reperibilità deve essere assicurata full-time-non-stop, non è una scusa essere al bagno o a chiacchierare e fumare fuori dal padiglione, nelle aree appositamente sprovviste di posacenere.

Il ceramista ha tanti doveri ma anche dei diritti : tra questi, le etichette regolarmente omologate con indicazione dei prodotti esposti (non sia mai che uno li conosca a memoria!).  Omissioni e imprecisioni sono immediatamente segnalate con rabbioso sdegno e fermezza.

I commenti a bassa voce tra il pubblico sono codificati. In caso di stand nuovo: che cag*ta era più bello e funzionale l’anno scorso. In caso di stand ereditato dall’anno prima: caz*o sempre la stessa roba (che resche).

Lo stand  e il concept

Frequentando la Milano Design Week in forma massiccia, i ceramisti del distretto hanno imparato l’arte di nobilitare la presenza in fiera, le nuove collezioni e lo stand attraverso il filtro di un tema (che in sassolese diventa il “cònset”).

Presentato alla riunione con coinvolgenti slides, anticipato da post teaser sui social, il concept trasforma la proposta commerciale in un evento ricco di colti metasignificati.

Il tema ha un titolo rigorosamente in lingua inglese, ottenuto pescando tre-quattro parole fra questi termini: future, architecture, beauty, project, innovation, art, landscape, insieme a «materia».

Come succede alla Milano Design Week, spesso il legame tra quel che realmente si vede e il concept è talmente alto che viene compreso solo dal progettista e pochi eletti, d’altronde “l’essenziale è invisibile agli occhi” diceva il Piccolo Principe Ceramista.